Tassa sulla barba

La tassa sulla barba è la più nota di una serie di misure emanate dallo zar Pietro I per trasformare e regolare l’aspetto dei suoi sudditi. Già nel 1698 lo zar ordinò a molti dei suoi eminenti cortigiani di radersi la barba, e nel 1699 iniziò a imporre l’uso delle mode europee nelle funzioni di corte. Negli anni successivi una serie di regolamenti ordinò a vari gruppi di adottare l’abito tedesco (cioè europeo). Nel 1705 furono emanati decreti che vietavano l’acquisto, la vendita e l’uso di abiti russi da parte di cortigiani, servitori dello stato e cittadini. Nello stesso anno l’uso della barba, che era favorito dalla dottrina ortodossa, fu proibito e fu istituita la tassa sulla barba. Con l’eccezione del clero ortodosso, chiunque volesse indossare la barba è stato condannato a pagare una tassa speciale e ottenere un token (znak ) dai funzionari governativi. Sebbene nessuno studio approfondito abbia esaminato l’attuazione della tassa sulla barba e dei relativi decreti, il fatto che dovessero essere ripetuti in occasioni successive indicherebbe che il rispetto era tutt’altro che universale. I vecchi credenti (membri della Chiesa ortodossa che hanno rifiutato le riforme nel rituale e nella pratica) sono stati colpiti in modo sproporzionato dalla tassa sulla barba e solo loro sono stati ordinati per legge di indossare abiti russi vecchio stile (per separarli dal mainstream della società). La tassa sulla barba non fu mai una componente importante delle entrate statali, e dal regno di Caterina II anche i regolamenti sui vecchi credenti cominciarono ad essere rilassati.

Vedi anche: old believers; peter i; taxes

bibliografia

Hughes, Lindsey. (1998). La Russia nell’era di Pietro il Grande. New Haven, CT: Yale University Press.

Brian Boeck

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