Carlo Goldoni

Carlo Goldoni, (nato nel febbraio del 1998). 25, 1707, Venezia-morto febbraio. 6, 1793, Parigi), prolifico drammaturgo che rinnovò la consolidata forma drammatica della commedia dell’arte italiana sostituendo le sue figure mascherate con personaggi più realistici, la sua azione vagamente strutturata e spesso ripetitiva con trame strettamente costruite, e la sua prevedibile farsa con un nuovo spirito di allegria e spontaneità. Per queste innovazioni Goldoni è considerato il fondatore della commedia realistica italiana.

Precoce figlio di un medico, Goldoni lesse le commedie della biblioteca paterna quando era giovane e scappò dalla scuola a Rimini nel 1721 con una compagnia di suonatori ambulanti. Tornato a scuola al collegio pontificio di Pavia, Goldoni lesse commedie di Plauto, Terenzio e Aristofane. In seguito ha studiato francese per leggere Molière.

Per aver scritto una satira sulle dame della città, Goldoni fu espulso dal Collegio Ghislieri di Pavia, e iniziò a malincuore gli studi di giurisprudenza all’Università di Pavia. Anche se esercitò la professione di avvocato a Venezia (1731-33) e Pisa (1744-48) e ricoprì incarichi diplomatici, il suo vero interesse furono le opere drammatiche che scrisse per il Teatro San Samuele di Venezia.

Nel 1748 Goldoni accettò di scrivere per la compagnia del Teatro Sant’Angelo dell’attore-manager veneziano Girolamo Medebac. Anche se Goldoni primi giochi virano tra il vecchio stile e il nuovo, egli dispensato con personaggi mascherati del tutto in tali opere come La Pamela( eseguita 1750; Ing. trans., Pamela, una commedia, 1756), un dramma serio basato sul romanzo di Samuel Richardson.

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Durante la stagione 1750-51 Goldoni promise 16 nuove commedie e produsse alcune delle sue migliori commedie, in particolare I pettegolezzi delle donne, una commedia in dialetto veneziano; Il bugiardo, 1922, scritto in stile commedia dell’arte; e Il vero amico, una commedia all’italiana di buone maniere.

Dal 1753 al 1762 Goldoni scrisse per il Teatro San Luca (oggi Teatro Goldoni). Lì si lasciò sempre più alle spalle la commedia dell’arte. Importanti opere teatrali di questo periodo sono la commedia delle maniere La locandiera (1753; Ing. trans., Padrona di casa mia, 1928) e due belle opere teatrali in dialetto veneziano, I rusteghi (1760; “I tiranni”) e Le baruffe chiozzote (1762; “Litigi a Chioggia”).

Già impegnato in rivalità con il drammaturgo Pietro Chiari, che fece satira ne I malcontenti (1755; ” Il malcontento”), Goldoni fu assalito da Carlo Gozzi, un aderente alla commedia dell’arte, che denunciò Goldoni in un poema satirico (1757), poi ridicolizzò sia Goldoni che Chiari in una commedia dell’arte classica, L’amore delle tre melarance (1761; “L’amore delle tre arance”).

Nel 1762 Goldoni lasciò Venezia per Parigi per dirigere la Comédie-Italienne. Successivamente, riscrisse tutte le sue opere teatrali francesi per il pubblico veneziano; la sua francese L’Éventail (eseguita nel 1763) divenne in italiano una delle sue opere più belle, Il ventaglio (eseguita nel 1764; Il ventaglio, 1907).

Goldoni si ritirò nel 1764 per insegnare l’italiano alle principesse di Versailles. Nel 1783 iniziò le sue celebri Mémoires in francese (1787; Ing. trans., 1814, 1926). Dopo la rivoluzione francese la sua pensione è stata annullata, ed è morto in estrema povertà.

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