Carl Ritter, (nato agosto. 7, 1779, Quedlinburg, Prussia-morto settembre. 28, 1859, Berlino), geografo tedesco che fu cofondatore, con Alexander von Humboldt, della moderna scienza geografica.
Ritter ricevette un’eccellente istruzione nelle scienze naturali ed era esperto in storia e teologia. Guidati dai principi educativi della famosa insegnante Svizzero Johann Heinrich Pestalozzi e dalle idee del filosofo-teologo Johann Gottfried von Herder, sul rapporto tra l’uomo e il suo ambiente, Ritter è diventato un insegnante e filosofo nel campo della geografia, professore all’Università di Berlino dal 1820 fino alla fine della sua vita.
Considerando la geografia come una scienza empirica, ha sostenuto che la sua metodologia richiedeva di procedere da un’osservazione all’altra, non dall’opinione o dall’ipotesi all’osservazione. Sebbene fosse convinto che esistessero leggi della geografia, sembrava non attribuire particolare importanza a stabilirle chiaramente. Egli ha sottolineato, invece, l’importanza di utilizzare tutte le scienze per delineare la natura della geografia, che era, a suo avviso, unico.
Ritter considerò sempre Humboldt, che aveva dieci anni più di lui, come il suo maestro e in parte basò i suoi scritti geografici sulle idee di Humboldt. Egli è stato spesso più uno storico che un geografo e ha scritto quello che è venuto per essere conosciuto come una interpretazione geografica della storia. L’opposizione alle sue idee che si svilupparono dopo la sua morte sorse in parte dalla tesi che aveva fatto della geografia un accessorio alla storia. Anche così, durante la sua vita successiva e per quasi 20 anni dopo la sua morte, le sue idee hanno profondamente influenzato la ricerca geografica in Germania.
I suoi primi scritti geografici, sull’Europa, furono pubblicati nel 1804 e nel 1807. La sua grande opera, Die Erdkunde im Verhältniss zur Natur und zur Geschichte des Menschen (“Scienza della Terra in relazione alla natura e alla storia dell’uomo”), era intesa come un’indagine mondiale ma non fu mai completata. Il primo volume, su Africa, è stato pubblicato nel 1817 e lo ha portato la sua nomina presso l’Università di Berlino; una versione riveduta è apparso nel 1822. Tra il 1832 e la sua morte pubblicò regolarmente nuovi volumi, principalmente sull’Asia. Il lavoro, sebbene incompleto, ammontava a 20.000 pagine in 19 volumi.