Beccaria, Cesare Bonesana, Marchese di (1738-1794)

BECCARIA, CESARE BONESANA, MARCHESE DI (1738-1794), economista italiano e fautore della riforma giudiziaria. Cesare Beccaria fu l’autore della più famosa opera italiana dell’Illuminismo, Sui delitti e le punizioni (1764). Nacque in una nobile famiglia dello stato di Milano, che faceva parte dell’impero asburgico austriaco, e fu istruito dai Gesuiti a Parma. Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza presso l’Università di Pavia nel 1758, tornò a vivere a Milano. Gli anni Venti di Beccaria furono il decennio più importante della sua vita intellettuale ed emotiva. Era temperamentally incline a letargia e ansia, ma quando giovane potrebbe anche essere galvanizzato da ispirazione, ed ha espresso i suoi sentimenti nella lingua di Rousseau. Sposò la sua prima moglie nel 1761, contro la forte resistenza della sua famiglia, e scrisse Su crimini e punizioni nel 1763, quando aveva venticinque anni. Le sue amicizie con Pietro Verri (1728-1797) e con altri ardenti giovani riformatori milanesi non superarono però il 1760, perché ai loro occhi sembrava perdere tutta la sua vitalità e stabilirsi in una vita privata arida e ordinaria, che tuttavia gli permetteva di tenere a bada la sua malinconia.

Beccaria assunse una prestigiosa cattedra pubblica nella Scuola Palatina di “scienze camerali” (economia politica) nel 1768. Padroneggiò la letteratura della nascente scienza dell’economia e il suo insegnamento fu impregnato dell’ideale illuminista di costruire una nuova scienza dell’umanità, comprendere l’evoluzione della società umana e migliorare la vita di intere popolazioni. Nel 1771 Beccaria chiese e ottenne l’adesione a un consiglio di governo che si occupasse di affari economici. Con un susseguirsi di tali incarichi è salito a diventare membro anziano dell’amministrazione dello Stato di Milano, con responsabilità a più riprese per l’agricoltura, l’industria, il commercio, la giustizia civile e penale, la statistica e l’ordine pubblico.

Beccaria stesso datò la sua scoperta dell’Illuminismo al 1761, quando iniziò a leggere le opere dei filosofi francesi e scozzesi e a discuterne con una cerchia di giovani amici guidati da Pietro Verri. In tutte le province dell’impero austriaco, compresa Milano, le riforme assolutiste emanate da Vienna continuarono ad incontrare la resistenza radicata delle corporazioni nobili ed ecclesiastiche e della cultura giuridica dell’ancien régime. Verri, Beccaria, e la loro coorte desideravano modernizzare e razionalizzare l’economia e il sistema giuridico in linea con la morale laica illuminista, e sostenevano le riforme governative. On Crimes and Punishments fu pubblicato per la prima volta nel 1764, con successive edizioni che seguirono rapidamente. Beccaria preparò l’edizione ormai considerata definitiva nel 1766. L’opera divenne nota in Francia attraverso la traduzione di André Morellet (1727-1819), che modificò liberamente il testo italiano (Beccaria per qualche motivo non protestò mai contro questo), e poi si diffuse in tutta Europa. È stato attaccato dai conservatori ovunque ed è stato difeso dagli aderenti all’Illuminismo. Voltaire ha composto un commento su di esso. Nell’ottobre del 1766 Verri e Beccaria si recarono a Parigi per crogiolarsi nell’ammirazione dei philosophes, ma Beccaria divenne rapidamente scoraggiato e fuggì di nuovo a Milano.

Su Crimini e punizioni combina elementi dalla teoria del contratto sociale con posizioni utilitaristiche. Tocca molti aspetti del diritto e della giustizia in uno stile rapido e appassionato, completamente abiurando tecnicismi legali. Il diritto penale dovrebbe indicare chiaramente cosa è vietato e quali sono le pene e dovrebbe essere applicato in modo uniforme a tutti, senza spazio per l’interpretazione discrezionale da parte di giuristi o magistrati o grazia del sovrano. Le sanzioni stesse dovrebbero essere attentamente proporzionate ai reati corrispondenti e calibrate per fornire il minimo di pena necessario. Beccaria ha cercato in tutti i casi di minimizzare o abolire l’uso della violenza e l’inflizione del dolore. Egli ha sostenuto contro l’uso della tortura nella raccolta di prove, evidenziando la sua assurdità, e contro la pena di morte, sottolineando la sua incapacità di scoraggiare. Lo scopo del lavoro era quello di garantire il singolo cittadino contro l’arbitrarietà, il ritardo, la segretezza e l’inutile ed eccessiva violenza, nella codificazione della legge e nell’applicazione delle sanzioni penali. Nel complesso il libro è un attacco sostenuto alla cultura giuridica dell’ancien régime, nonché un abbozzo dei principi sui quali dovrebbe essere riformato in modo da produrre ” la più grande felicità condivisa tra i più grandi.”

Filosofi forse primo tra loro Jeremy Bentham (1748-1832), statisti tra cui Thomas Jefferson (1743-1826), e sovrani tra cui Giuseppe II (1741-1790; governato 1765-1790) d’Austria e Caterina II di Russia (1729-1796; governato 1762-1796), sono stati influenzati da On Crimini e punizioni. La tortura giudiziaria e la pena di morte sono state abolite in diversi stati europei in un clima di opinione pubblica che era stato cambiato per sempre dal libro di Beccaria.

Vedi anche Crimine e punizione; Illuminazione; Legge .

BIBLIOGRAFIA

Fonti primarie

Beccaria, Cesare. Edizione nazionale delle Opere di Cesare Beccaria. Milano, 1984–. Luigi Firpo, editore fondatore. Vol. 1, Dei delitti e delle pene (1984), a cura di Gianni Francioni con uno studio dettagliato delle prime edizioni di Luigi Firpo, è l’edizione di riferimento per tutti gli aspetti del testo di quest’opera. Altri volumi includono opere filosofiche e letterarie di Beccaria, corrispondenza e documenti ufficiali del governo.

–. Su crimini e punizioni e altri scritti. A cura di Richard Bellamy. Tradotto da Richard Davies con Virginia Cox e Richard Bellamy. Cambridge, Regno Unito, e New York, 1995. Con una preziosa introduzione dell’editore che colloca Beccaria nella storia del pensiero politico e con ulteriore bibliografia.

Sorgenti secondarie

–. L’Italia e l’Illuminismo: studi in un secolo cosmopolita. A cura di Stuart Woolf. Tradotto da Susan Corsi. Londra, 1972. Vedi capitolo 6, ” Cesare Beccaria e la riforma del diritto.”

William McCuaig

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