7 – Cartesiano cerchio

LA VERITÀ REGOLA E IL PROBLEMA DELLA CARTESIANO CERCHIO

Cartesio scrive, secondo comma, della Terza Meditazione: “Così ora mi sembra di essere in grado di stabilire come regola generale che qualunque cosa io percepire molto chiaramente e distintamente, è vero ” (AT VII 35: CSM II, 24). Io chiamo questo principio la regola della verità. Nel terzo paragrafo, Cartesio decide che è prematuro prendere la regola della verità da stabilire. Egli scrive di” molto semplice e diretto “proposizioni in aritmetica e geometria:” il . . . motivo per la mia . . . giudizio che erano aperti al dubbio è stato che mi è venuto in mente che forse qualche Dio avrebbe potuto darmi una natura tale che sono stato ingannato anche in questioni che sembravano più evidente ” (A VII 36: CSM II 25). Le questioni che sembrano più evidenti, nel contesto del paragrafo due, sono credenze basate su una percezione chiara e distinta, in modo che queste credenze (insieme a quelle che sembrano meno evidenti) siano esse stesse aperte al dubbio. Cartesio scrive: “al fine di rimuovere . . . questo . . . motivo di dubbio,. . . Devo esaminare se c’è un Dio e, se c’è, se può essere un ingannatore” (AT VII 36: CSM II25). Nella terza Meditazione, Cartesio offre un argomento per l’esistenza di un Dio non vivente. La regola della verità è finalmente dimostrata nella quarta Meditazione. Cartesio conclude, sulla base del fatto che Dio non è ingannatore, che ” se . . . Trattengo la mia volontà in modo che si estenda a ciò che l’intelletto rivela chiaramente e distintamente, e non oltre, allora è del tutto impossibile per me sbagliare” (AT VII 62: CSM II 43).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.